18.65 chilometri, 1h26', 4'40" di media e il resto sono solo cazzate
- Ma quindi, tu da casa in ufficio ci vieni di corsa?
- Si, più o meno, cioè, da casa alla FAO sono pochi chilometri, quindi allungo un po’, tipo faccio un giro a San Pietro, magari raggiungo la moschea, poi torno indietro verso la FAO…
- Ma dai! E quanto ci metti?
- Beh, dipende, comunque un’oretta e mezza se esco presto e ho tempo, se no di meno e faccio un giro più corto…
- E a cosa pensi quando corri?
Sono le 6 e 40 del 12 agosto, sono a Villa Pamphili, corro e penso che fra due giorni saranno passati 16 anni da quando persi la mia giovinezza, non so se diventai veramente adulto, quel giorno, ma di sicuro, invecchiai. 16 anni, e sono ancora qui, non dico che ogni giorno penso a te, sarebbe una palla e tra lavoro, famiglia, bambini e cazzi vari, succede che qualche volta penso ad altro, ma quando ti penso, e succede spesso, rido o piango, e dopo aver riso o pianto, mi sento vuoto.
Sono le 7 e 05, sto svoltando sulla Gregorio VII, poco traffico e tutta discesa. Sento che quel giorno, mi è stato tolto un pezzo del mio corpo, mi manca una mano, un braccio, sono mutilato. Non eri un santo, non eri un angelo, eri una testa di cazzo e un figlio di puttana come me, d’altronde eri mio fratello, quello più piccolo, quello più amato.
Quel ferragosto di tanti anni fa era speciale. Io fresco di laurea, le porte del futuro spalancate davanti a me. Tu, fresco di maturità, una moto, un casco non messo e uno stronzo che ti taglia la strada per chiudere un discorso appena iniziato. Ho pianto, poco e di nascosto, ma ho pianto, come adesso, che sono quasi le 7 e 20 e cerco inutilmente di ricacciare indietro le lacrime che per fortuna si mischiano al sudore e i turisti che già si trovano a San Pietro non s’accorgono di nulla.
Sono passati 16 anni, baby amore mio, ho qualche filo bianco tra i capelli, un buon lavoro, una moglie, due bimbe e un terzo in arrivo, una Golf Plus di seconda mano e non dobbiamo fare rinunce. Sono il ritratto dell’uomo fortunato, cosa potrei chiedere di più alla vita, nulla, ma chissà cosa sarei pronto a barattare per riabbracciarti fosse solo per un istante.
Non so più che ore sono, sono sul Lungotevere in direzione della FAO. Mi devo ricordare di finire quel rapporto finanziario, ci sono un paio di progetti da rivedere, devo autorizzare i fondi per quell’attività in Madagascar e la riunione a Kinshasa. Un’ultima salitina, ecco, discesina, fatta, eccomi arrivato, 18.65 chilometri, media 4’40”.
- A cosa penso quando corro, ad un cazzo, proprio a niente.
- Si, più o meno, cioè, da casa alla FAO sono pochi chilometri, quindi allungo un po’, tipo faccio un giro a San Pietro, magari raggiungo la moschea, poi torno indietro verso la FAO…
- Ma dai! E quanto ci metti?
- Beh, dipende, comunque un’oretta e mezza se esco presto e ho tempo, se no di meno e faccio un giro più corto…
- E a cosa pensi quando corri?
Sono le 6 e 40 del 12 agosto, sono a Villa Pamphili, corro e penso che fra due giorni saranno passati 16 anni da quando persi la mia giovinezza, non so se diventai veramente adulto, quel giorno, ma di sicuro, invecchiai. 16 anni, e sono ancora qui, non dico che ogni giorno penso a te, sarebbe una palla e tra lavoro, famiglia, bambini e cazzi vari, succede che qualche volta penso ad altro, ma quando ti penso, e succede spesso, rido o piango, e dopo aver riso o pianto, mi sento vuoto.
Sono le 7 e 05, sto svoltando sulla Gregorio VII, poco traffico e tutta discesa. Sento che quel giorno, mi è stato tolto un pezzo del mio corpo, mi manca una mano, un braccio, sono mutilato. Non eri un santo, non eri un angelo, eri una testa di cazzo e un figlio di puttana come me, d’altronde eri mio fratello, quello più piccolo, quello più amato.
Quel ferragosto di tanti anni fa era speciale. Io fresco di laurea, le porte del futuro spalancate davanti a me. Tu, fresco di maturità, una moto, un casco non messo e uno stronzo che ti taglia la strada per chiudere un discorso appena iniziato. Ho pianto, poco e di nascosto, ma ho pianto, come adesso, che sono quasi le 7 e 20 e cerco inutilmente di ricacciare indietro le lacrime che per fortuna si mischiano al sudore e i turisti che già si trovano a San Pietro non s’accorgono di nulla.
Sono passati 16 anni, baby amore mio, ho qualche filo bianco tra i capelli, un buon lavoro, una moglie, due bimbe e un terzo in arrivo, una Golf Plus di seconda mano e non dobbiamo fare rinunce. Sono il ritratto dell’uomo fortunato, cosa potrei chiedere di più alla vita, nulla, ma chissà cosa sarei pronto a barattare per riabbracciarti fosse solo per un istante.
Non so più che ore sono, sono sul Lungotevere in direzione della FAO. Mi devo ricordare di finire quel rapporto finanziario, ci sono un paio di progetti da rivedere, devo autorizzare i fondi per quell’attività in Madagascar e la riunione a Kinshasa. Un’ultima salitina, ecco, discesina, fatta, eccomi arrivato, 18.65 chilometri, media 4’40”.
- A cosa penso quando corro, ad un cazzo, proprio a niente.
Commenti
tante volte mi scarico dalla merda di questo mondo....
e torno sereno, anche se non so spiegarmi nulla... poi corro e basta ! ;-)
ciao karim ;-)
Marina