La mia Firenze



Comincio a scrivere il resoconto della gara di Firenze con lo stomaco ancora chiuso per la delusione. Eppure, le premesse per non riuscire nell’impresa prefissata c’erano tutte. Un mese di novembre in cui ho corso poco per motivi di lavoro e una laringo-tracheite che mi ha beccato 7 giorni prima della maratona e che mi ha costretto a letto e antibiotici per una settimana dovevano farmi rivedere l’obiettivo temporale di 3 ore e 23 minuti che invece il mio ottimismo patologico confermava e rafforzava ulteriormente. Sono arrivato a Firenze con la mia dolce metà, lasciando per la prima volta la nostra piccola Maya con la nonna. Una luna di miele a Firenze, a ridosso della maratona. Al Marathon Village, entriamo per prendere il pettorale ed usciamo senza riuscire a localizzare i Blog Trotter (dove eravate??). A dire il vero, siamo entrati ed usciti molto velocemente, senza soffermarci troppo a guardare i vari stando per approfittare della serata e farci una bella passeggiata in città. Cena da Zazà in Piazza del Mercato Centrale e alle dieci di sera eravamo tra le braccia di Morfeo.
Domenica mattina, arrivo sul lungarno, lascio la roba nei camion e m’incammino a Piazzale Michelangelo. Cade qualche goccia di pioggia, fa freddino, ma sono ben coperto con guanti, cappello, maglia a maniche lunghe in tessuto tecnologico, canotta della società e un paio di felpe vecchie da buttare al momento della partenza. Faccio un giro intorno alla statua di Michelangelo, c’è un sacco di gente, ma non riesco ad individuare eventuali blog trotters. Comincio il riscaldamento, un pò di stretching e entro nella mia bella gabbia 30 minuti prima della partenza. Intanto la pioggia aumenta, il freddo si fa più pungente e cerco di tenermi caldo saltellando. E poi si parte. Dopo poco capisco che il mio bel Polar RS200 oggi mi dà la “sòla”. Al primo chilometro sgarra di 70-80 metri. Riprovo al secondo chilometro, stessa cosa. Questa cosa mi mette d’umore nero, anzi, mi fa proprio incazzare. Comunque, non c’è nulla da fare, quindi cerco di mettermi l’animo in pace e proseguo. Ritmo cadenzato, prudente, passo la mezza in 1 ora e 43 minuti, proiezione finale 3 ore e 26. Sono leggermente più lento del previsto, ma prevedo di recuperare qualche cosa nella seconda parte del percorso. Illuso! Non ho particolari ricordi della corsa, perché tutte le mie emozioni si concentrano al momento dell’entrata nelle cascine. Sento la voce di Rossana che mi chiama, la vedo, la saluto, sono felice d’averla vista, poi sento un dolore sordo dentro alla coscia destra, e capisco che è finita, rallento vistosamente ma comincio a sentire dolori anche alla coscia sinistra, all’inguine sinistro. Cammino per qualche minuto, poi riprendo una corsetta ridicola, ma è tutto inutile: il crampo è là, in attesa. Non riesco a correre per più di due minuti senza sentire il dolore alla coscia e all’inguine. La mia corsa è finita, il mio obiettivo fallito. Vedo i pacers delle 3 ore e 30 passarmi, non reagisco nemmeno, ma sento un tonfo dentro di me. Non ho altra scelta che di proseguire. Mia moglie m’aspetta all’arrivo, c’è la mia roba da recuperare, un treno da prendere, solo per questo vado avanti perché la voglia è quella di fermarmi, prendere un taxi e tornare in albergo. Al centro di Firenze, per qualche minuto riesco a tenere un ritmo meno ridicolo, spinto anche dal pubblico, che incito e che mi incita, ma è solo un’illusione di breve durata. Passano i pacers delle 3 ore e 45. Non sento alcuna emozione. La mia corsa è finita da un pezzo. Qualche passante cerca di darmi la carica, dai che mancano solo pochi chilometri. Verrebbe da rispondere male, ma l’intenzione d’incoraggiare è sincera e quindi sorrido, ringrazio e faccio un gesto eloquente: non ne ho più. Gli ultimi 500 metri riesco a farli di corsa, mi becco l’applauso del pubblico, ma non sono felice, anzi. Vedo Rossana che mi viene incontro e in quel momento mi esce tutta la tensione accumulata negli ultimi chilometri infernali e piango come un bimbo.
Cose belle da ricordare: un pò di tempo passato da solo con la mia dolcissima metà, la visita ad una città splendida, la partecipazione ad una gara organizzata benissimo, l'accoglienza ricevuta dai Fiorentini e dai turisti, il passaggio sotto al traguardo dei 42 chilometri, nonostante tutto.
Rimpianti: non aver conosciuto i blog trotters, tranne brant che mi ha passato allegramente al 27/28 chilometro e con il quale ho scambiato 3 battute.
Mancano 110 giorni alla Maratona di Roma. Qualche amico blogger m'incoraggia dicendomi che sicuramente valgo più del tempo fatto a Firenze. Anch'io ne sono sicuro, ma finora non l'ho dimostrato. E' ora di farlo.

Commenti

Michele ha detto…
Non ti abbattere, la maratona è una corsa difficile e strana .basta poco per sballare, ti rifarai alla prossima
GIAN CARLO ha detto…
A leggere con attenzione hai portato a casa + cose buone che cattive.
A Roma giocherai in casa, centrerai cio' che è mancato qui
franchino ha detto…
L'obiettivo non è fallito, è solo rimandato. Le condizioni meteo e qualche problemino fisico nell'ultimo periodo ti hanno debilitato e presentato il conto. Analizza a freddo il tutto e vedrai che a Roma farai un'eccellente gara.
Dai Karim!
Alessandro Grippo ha detto…
Non credo che tu debba preoccuparti per questa piccola debacle, gli antibiotici sono micidiali, ti avranno fatto passare il mal di gola ma nelle gambe poi li risenti tutti. Quindi animo e rimettiti a correre che Roma è vicina!
Alvin ha detto…
a Roma andrà sicuramente meglio, n peccato non esserci visti a Firenze...prendendo gli antibiotici una settimana prima non potevi avere grosse pretese...dovevi partire RM +10e sperare...cmq tutto fa esperienza in bocca al lupo per la prossima!