Giakarta, Isola di Giava, Indonesia

Ci sono errori che ripetiamo spesso e sembra che non riusciamo ad imparare dalle botte e dalle lezioni. A cosa mi riferisco? Ad una cosa molto semplice, molto stupida per certi versi: quando non si conosce un ristorante, meglio eviatre di mangiare cose crude, soprattutto se ti trovi in Bangladesh. Come saprete, il Bangladesh è un paese molto musulmano ed è assai difficile trovare delle bevande alcoliche. Mentre mi trovavo in missione a Dhaka, vengo a sapere che c’è un ristorante giapponese dove servono birra. Di solito io non bevo e comunque sempre con molta moderazione. Se compro una birra, può rimanere in frigo per mesi, non mi viene la tentazione di berla. Il vino lo bevo anche di meno. Sono un fanatico di bevande gassate… che ci volete fare, il bambino che c’è in me…
A Dhaka, invece, forse perchè è una cosa proibita, c’era sta cosa della birra. Quando io e il mio collega australiano veniamo a sapere di questo ristorante, decidiamo di farci un salto, con un altro collega giapponese, al quale chiedo di ordinare anche per me. Il giapponese, essendo giapponese, ordina sushi, e io lo mangio, e dato che era buono, ne ordino una seconda porzione, il tutto innaffiato con due lattine di Heineken, che per la prima volta nella vita m’è sembrata buonissima.
La fine della storia probabilmente l’avrete già capita. Sono rimasto seduto sul cesso per quasi tre giorni, con un ricovero in ospedale, flebo attaccata al braccio e tutto quello che ne consegue: cioè, addio alle corse programmate, due giorni interi di missione buttati all’aria, partenza per giakarta rimandata.
Quindi, ricordatevi la lezione: mai mangiare del sushi a Dhaka.
Ora mi trovo sul l’isola di giava, dove si mangia, si beve e poi si… (un premio a chi indovina la fine della battuta – facile – chi la dice e il titolo del film). Sono a Giakarta, e come spesso accade, sono rimasto a bocca aperta, sbalordito, positivamente colpito. Intendiamoci, non ho ancora visto nulla ma ho imparato che capisci molto di una città dalle prime impressioni che hai, all’aeroporto, al banco dell’immigrazione, sulla strada che ti porta in città. All’aeroporto, ho trovato una cortesia rara e un’efficienza ancora più rara: file smaltite in un attimo per ottenere il visto e passare il controllo passaporti, valigia sul nastro prima ancora di arrivare, autostrada per la città bellissima, pulitissima, tantissimo verde molto curato e il pezzo di città che ho visto era pulito e molto ordinato, traffico intenso ma ugualmente ordinato.
Ora mi trovo nel residence dove mi hanno prenotato, ed è una cosa spettacolare. Adesso mi riposo un pò e poi mi farò un giro sul tapis roulant della palestra che si trova all’ultimo piano. In ufficio ci sono già passato e quindi ho il pomeriggio tutto per rimettermi un pò in sesto. Per domani ho un appuntamento alle 5 del mattino per una corsa allo zoo di giakarta con un club di runners che ho trovato su internet. Vi faro sapere.
Intanto, vi lascio questo sito: www.runforcongowomen.org, una storia straordinaria che ho letto sul giornale in aereo mentre venivo qua. Ne riparlerò nei prossimi post.
(In alto, Karim in action...)
Commenti
PS. sono bastardo dentro
Torna a casa ragazzo !
(tutta invidia la mia!)
ciao e buone corse ;-)
Gianco: torno la settimana prossima, poi devo ripartire per Bangkok, Birmania e Laos... Dato che sei in zona, ci puoi pensare tu a mia moglie?
Visto il mio andazzo quotidiano,se ti imito,faccio 'na strage...
un consiglio, non andare a bora bora o thaiti in questi giorni...
Insane: sai che non ti ci vedo per niente male da queste parti: se vieni fai una strage, non ne dubito!
Gianco: grazie lo stesso.
Steve: seguirò i tuoi consigli, perché sei un saggio ed hai raggiunto il nirvana.
ma i tuoi commensali hanno patito la stessa sorte? :-)
Matthias, il giapponese non ha avuto nulla, l'australiano, che ha esperienza, ha mangiato roba cucinata. Vai tranquillo col giapponese, quanto successomi può succedere in qualsiasi ristorante...