Roma-Ostia 2009: non pervenuto
Che dire, leggo i resoconti degli amici blogger della Roma-Ostia, e mi viene il magone. Per fortuna che un giorno ho incontrato Gian Carlo e insieme ci siamo fatti 30 chilometri, altrimenti qualcuno comincerebbe a dubitare che sia un runner… Intanto, complimenti a tutti gli amici che hanno centrato i loro obiettivi. Siete stati grandi in condizioni non certo favorevoli.
Ma cominciamo dall’inizio, precisamente da giovedì scorso. Era una bella giornata e decido di farmi una bella corsetta. Alla fine dell’allenamento, il mio polar avrà contato 12 chilometri ad una media di 4’39”, ma corsi proprio alla grande, con una gamba sciolta e buonissime sensazioni. Al pomeriggio, comincio a sentire un’oppressione al torace, che aumenta, fino a diventare molto fastidiosa di sera. Ho difficoltà a tenere in braccio la mia piccola e a respirare. Il giorno dopo, stessa cosa, tant’è che comincio un po’ a preoccuparmi. Sabato va meglio e non ci penso più. Arriva il giorno della Roma-Ostia. Mi sveglio e mi sento alla grande. Mi metto i pantaloncini, le scarpe e la bellissima maglietta della gara con il pettorale (8913!!) appuntato sul petto, vado a recuperare mia suocera di buon’ora per fare compagnia a mia moglie costretta al letto in queste ultime settimane di gravidanza, lascio il mio borsone al nostro direttore sportivo che ci aspetterà a Ostia e torno a casa per iniziare la mia corsa. L’idea era di partire da casa, farmi circa 7 chilometri e mezzo fino alla partenza della gara e fare la gara. Appena parto da casa, mi torna l’oppressione al petto. Rallento, allargo un po’ la fascia cardio, ma il fastidio continua ad aumentare. Dopo due chilometri, il dolore era diventato insopportabile. Ho provato ad andare avanti, ma ho capito che avrei fatto una cazzata e sono tornato a casa. Questa è stata la mia Roma-Ostia 2009.
Lunedí, una collega che è stata atleta semiprofessionale mi ha spiegato che è una cosa abbastanza comune. Praticamente, le vertebre T12 e T13 si schiacciano con l’allenamento e vanno a sollecitare il diaframma e questo causa il senso di oppressione al torace e difficoltà respiratorie. La cura consiste in un po’ di stretching e qualche massaggio.
In ogni caso, quest’ultimo malanno mi ha buttato moralmente molto giù, tant’è che non ho aperto il blog per diversi giorni. Sono arrivato alla conclusione che mi serve una pausa. Mi fermo per un po’, qualche settimana, un mese, vedremo, per ricominciare da capo con ritrovate energie mentali. Intanto, vi romperò i coglioni con le mie memorie.
In questi ultimi giorni, ci sono stati anche eventi interessanti ed inattesi. Il mio è un lavoro imprevedibile che offre delle opportunità uniche, e sarebbe da stronzi girare la testa dall’altra parte e non coglierle. In pratica, sta emergendo la possibilità di andare a lavorare per un paio d’anni in Kenya, a Nairobi. Lascio stare le considerazioni sullo stile di vita a Nairobi e tutto il resto, per focalizzare la mia attenzione su un fatto particolare: Nairobi sta a 1500 metri sopra il livello del mare. Mi allenerò in altura e quando tornerò a Roma farò il vuoto dietro di me!
Ma cominciamo dall’inizio, precisamente da giovedì scorso. Era una bella giornata e decido di farmi una bella corsetta. Alla fine dell’allenamento, il mio polar avrà contato 12 chilometri ad una media di 4’39”, ma corsi proprio alla grande, con una gamba sciolta e buonissime sensazioni. Al pomeriggio, comincio a sentire un’oppressione al torace, che aumenta, fino a diventare molto fastidiosa di sera. Ho difficoltà a tenere in braccio la mia piccola e a respirare. Il giorno dopo, stessa cosa, tant’è che comincio un po’ a preoccuparmi. Sabato va meglio e non ci penso più. Arriva il giorno della Roma-Ostia. Mi sveglio e mi sento alla grande. Mi metto i pantaloncini, le scarpe e la bellissima maglietta della gara con il pettorale (8913!!) appuntato sul petto, vado a recuperare mia suocera di buon’ora per fare compagnia a mia moglie costretta al letto in queste ultime settimane di gravidanza, lascio il mio borsone al nostro direttore sportivo che ci aspetterà a Ostia e torno a casa per iniziare la mia corsa. L’idea era di partire da casa, farmi circa 7 chilometri e mezzo fino alla partenza della gara e fare la gara. Appena parto da casa, mi torna l’oppressione al petto. Rallento, allargo un po’ la fascia cardio, ma il fastidio continua ad aumentare. Dopo due chilometri, il dolore era diventato insopportabile. Ho provato ad andare avanti, ma ho capito che avrei fatto una cazzata e sono tornato a casa. Questa è stata la mia Roma-Ostia 2009.
Lunedí, una collega che è stata atleta semiprofessionale mi ha spiegato che è una cosa abbastanza comune. Praticamente, le vertebre T12 e T13 si schiacciano con l’allenamento e vanno a sollecitare il diaframma e questo causa il senso di oppressione al torace e difficoltà respiratorie. La cura consiste in un po’ di stretching e qualche massaggio.
In ogni caso, quest’ultimo malanno mi ha buttato moralmente molto giù, tant’è che non ho aperto il blog per diversi giorni. Sono arrivato alla conclusione che mi serve una pausa. Mi fermo per un po’, qualche settimana, un mese, vedremo, per ricominciare da capo con ritrovate energie mentali. Intanto, vi romperò i coglioni con le mie memorie.
In questi ultimi giorni, ci sono stati anche eventi interessanti ed inattesi. Il mio è un lavoro imprevedibile che offre delle opportunità uniche, e sarebbe da stronzi girare la testa dall’altra parte e non coglierle. In pratica, sta emergendo la possibilità di andare a lavorare per un paio d’anni in Kenya, a Nairobi. Lascio stare le considerazioni sullo stile di vita a Nairobi e tutto il resto, per focalizzare la mia attenzione su un fatto particolare: Nairobi sta a 1500 metri sopra il livello del mare. Mi allenerò in altura e quando tornerò a Roma farò il vuoto dietro di me!
Commenti
E poi in bocca al lupo per l'avventura sugli altopiani !!!!
Dai che passa non prendertela, in bocca al lupo!
@Stefano, fai questo record a Roma, ecco saggio, rallenta un pochino che le gare ce le facciamo tranquille in progressione
Ipotesi Calliffica !
Sono abbastanza tranquillo, una pausa di tanto in tanto serve, e questa volta, leggendo che siamo in tanti un po' al pit stop, il detto, a mal comune mezzo guadio, non va. Mi dispiace per tutti noi.
Liete evento: question di 2-3 settimane, e ci siamo. Forza Alvin, anche te deve esserci quasi.
Uno che è stato in Ruanda ed in Somalia non può temere un semplice infortunio. Comunque in bocca al lupo.
Ci vediamo al biscotto, io ci vado quasi tutti i giorni durante la pausa pranzo. ;-)