Arrivano le cavallette...

Arrivano le cavallette. Non quelle di Jake Blues, ma cavallette vere, di quelle che in sciame oscurano il cielo, si abbattono sui campi coltivati, sui villaggi, e quando se ne vanno lasciano fame e miseria.
Quattro anni fa, iniziai a lavorare per la FAO, nel servizio che si occupa di emergenza. Mi occupavo di emergenze nei paesi del Corno d’Africa, siccità, rinderpest e cose del genere. Un giorno, mentre camminavo tranquillo per i corridoi, mi vengono incontro il Direttore del dipartimento e il capo del gruppo cavallette.
- Lei cosa sta facendo ora?
- Ma, nulla di particolare (ndr: mai affermare di non avere nulla da fare in ufficio, soprattutto in presenza di capi. Bisogna sempre, ma sempre, giurare e spergiurare che si è pieni di lavoro e che non si ha tempo di fare altro.)
- Bene, da oggi ti occuperai di cavallette. Per due settimane.
Quelle due settimane sono diventate 4 anni. Per dire come funziona la gestione del personale e cosa vuol dire programmazione delle risorse umane… Ormai sono l’esperto di cavallette qui alla FAO. Da un punto operativo, s’intende, perché di entomologi e acridologi con i controcoglioni qui è pieno.
E quindi, tanto per cambiare, stanno arrivando le cavallette. Più precisamente in Tanzania, Malawi e Mozambico. Mi sto attrezzando per ricevere i fondi che mi serviranno per contrattare qualche aereo e qualche elicottero per fare operazioni aeree di monitoraggio e polverizzazione di pesticidi, per noleggiare un aereo per trasportare i suddetti pesticidi da stock esistenti in Mali fino in Tanzania, per comprare il carburante necessario per fare andare le squadre di terra nei posti infestati, per acquistare le tute di protezione, le pompe, le tende e sacchi a pelo, le bacinelle d’acqua, i test di cholinesterasi, etc…
Abbiamo una finestra temporale di 4-6 settimane, tra i mesi di maggio e giugno. In quelle 6 settimane dobbiamo riuscire a portare sotto controllo le popolazioni di cavallette, grazie ai mezzi che riusciremo ad avere.
Se ci riusciremo, nessuno saprà mai, che c’erano delle cavallette in Tanzania, Malawi e Mozambico. E se falliamo, gli sciami scapperanno dalle zone gregarigene e si sposteranno nella zona dei grandi laghi e più a sud fino in Zimbabwe, dove sono in corso varie crisi umanitarie, che saranno aggravate dalle cavallette. E forse se ne parlerà nei telegiornali, ma non è detto, perché di certe crisi, ne abbiamo un po’ le scatole piene… E quindi, se non si parla del mio lavoro, vuol dire che lo faccio bene. Se se ne parla, vuol dire che ho scazzato.
Perché tutta questa storia?
Cosí. Non avevo altro da fare e avevo voglia di aggiornare il mio blog. E farvi conoscere il mio lavoro, o almeno una parte di esso. Perché oltre alle cavallette, mi occupo anche di ruggine del grano, di virus del mosaico della cassava, di processionarie, di infuenza aviaria...

Commenti
E' il triste destino di chi ha grosse responsabilità e piccoli onori. Come ti capisco...
Ti invidio, puoi dire a tua moglie che hai dimenticato quella "cosa" per l'invasione delle cavallette come in Blues Brothers
mio nipote (21 anni) queste estate vuole andare in Mozambico con una missione umanitaria (aiuto alla popolazione locale)... pensi ci possano essere problemi ?
Gian Carlo: purtroppo, mia moglie mi conosce bene, la scusa delle cavallette non regge più da un sacco di tempo!
Lucià: anche tu fermo ai box... sorry. Ma sappi che i tuoi commenti cinici saranno sempre apprezzati. Il dengue lo lasciamo ai colleghi del WHO!
Mario: nessun problema... le cavallette si possono pure mangiare!
Bravo Karim
A parte gli scherzi, ho seguito il tuo programma di allenamenti che per qualche particolare era simile al mio, sopratutto per l'obiettivo finale.
Mi dispiace sinceramente per il contrattempo, ma vedo che comunque la vita va avanti, come è giusto che sia.
Alla prossima
è un piacere risentirti, e poi con un bel post !!!