Lake Naivasha long run

Di cose e di incontri strani, nelle nostre lunghe e solitarie corse domenicali, ne sono capitate tante, cani che ci hanno inseguito, commenti ironici e divertiti di ragazzi che escono dalle discoteche, lucertole giganti in Indonesia, etc… ma quello che mi è successo domenica scorsa, non mi era mai capitato.
Sono vicino al lago Naivasha, Kenya, nell’entroterra verso il monte Longonot. Sulla strada per arrivare alla struttura dove alloggiamo, vediamo giraffe e zebre, insieme a vacche che pascolano placidamente. 
Arriviamo sabato mattina, e mentre andiamo avanti e indietro a pranzo, a visitare una riserva, e altro, mi faccio una mappa mentale del lungo che ho in programma per domenica mattina. Di ritorno alla struttura, il guardiano, al quale avevo chiesto delle informazioni, mi dice che uscendo dopo l’alba, le iene non ci sarebbero state e che dovevo fare solo attenzione ai bufali. Vai!
Verso le 6 e 30 sono fuori. Nel bagliore del primo sole, vedo impronte simili a cani e capisco che devono esserci state delle iene. Vedo anche impronte di unguicolati, nulla di preoccupante. Corro con molta circospezione, attento a non mettere il piede in fallo, scrutando intorno a me la presenza di animali. Quando scorgo altre persone dopo circa 10-15 minuti di corsa, mi tranquillizzo un po'. 
Arrivato sulla strada asfaltata, giro verso destra e dopo pochi chilometri arrivo ad un santuario di animali, proprio di fronte alla penisola di Crescent Island. Mentre pago il biglietto d’entrata, il guardiano mi dice di stare attento ai bufali. Ancora con questi bufali… mentre corro, incontro zebre, gazzelle Thompson, gnu. Come mi vedono arrivare, scappano e fa un effetto speciale correre insieme a tutti questi animali. Mentre le zebre e le gazzelle scappano senza starci a pensare troppo, gli gnù ti guardano, e quando ti avvicini abbastanza, fanno come una finta a destra per poi scappare a sinistra. 
Se nel paradiso si può correre, deve essere proprio così.
Mentre godo di questa nuova situazione, scorgo non lontano un branco di bufali. Decido allora di prendere una stradina che si allontana, ma poi, gira e torna verso di loro. Rallento cercando di capire cosa fare. Sto a circa 50 metri da loro, quando tutto il branco si gira verso di me, rallento ulteriormente cercando una via migliore, ma i bufali si spostano avvicinandosi a me. Mi fermo. Sono in mezzo alla via, con un branco di bufali che mi fronteggia a pochi metri. Potrei girarmi e scappare, ma, anche se non credo sia possibile, i bufali potrebbero inseguirmi. 
Decido allora di muovermi lateralmente e mi nascondo dietro un albero. C’è un ramo sporgente, e sono pronto a salirci sopra. Non sento rumori. Sposto la testa per vedere cosa succede. I bufali stanno sempre li, ma quando vedono la mia testa, due bufali, presumo maschi, fanno come per avvicinarsi di più. Mi nascondo di nuovo. Dopo poco, vedo che il branco si sta spostando, tranne quei due sempre fermi verso la mia posizione. Qualche istante ancora, e sento che anche loro cominciano a muoversi per raggiungere il resto del branco. Sono passati 4 o 5 minuti, ma devo dire che per un attimo stavo per cacarmi sotto. Riprendo la corsa, altre zebre, gazelle, gnu, giraffe in lontananza, e mi avvio verso la penisola quando vedo un altro branco di bufali che occupa la strada. Giro i tacchi e me ne torno mestamente verso casa. 
Alla fine, 26 chilometri e spicci, in qualcosa meno di 2 ore e mezza. Media abbastanza ridicola, ma da considerare che era quasi tutto su sterrato, gli ultimi dieci chilometri erano sempre in salita e comunque a più di duemila metri di altitudine. 









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