Spari nella notte

Mi giro e mi rigiro nel letto. Il sonno tarda ad arrivare e non serve a niente chiudere gli occhi e cercare di sognare sperando ti attirare il sonno. Non funziona cosi. Le palpebre si aprono e nel buio gli occhi ritrovano il solito muro, la solita finestra e quello spicchio di cielo sempre uguale. Poi degli spari. Non lontani ma nemmeno troppo vicino. Piccolo calibro, una pistola. Poi un calibro piu’ grosso. Ho perso l’orecchio dai tempi della Somalia, ma potrebbe essere un AK. Non so quanto tempo dura, quando si spara, il tempo sembra fermarsi e dilatarsi. Ma saranno una ventina di colpi, almeno. Guardo l’orologio nel caso potesse servire a qualcosa. Le 3 e 30. Torna il silenzio. Mi rigiro. Armadio, specchio, porta. Chiudo gli occhi. Non riusciro’ ad alzarmi alle 5, non oggi, recuperero’, e faccio viaggiare la mente per cercare un posto dove sto bene, e mi ritrovo a correre, non importa dove, perche’ se posso correre, sto bene. Le gambe girano che sono una bellezza. Mi sento leggero e torno bambino. Vorrei correre come allora e lo faccio, senza stancarmi, c’e’ una salita e la faccio senza sforzo. Non c’e’ nessuno, solo una strada, e ai lati tanto verde. Potrei correre all’infinito e quando sto per raggiungerlo, l’infinito, suona la sveglia. Le 5. Il coprifuoco finisce fra un’ora. Col cazzo che vado a correre, penso. Meglio poltrire un'altra'ora. Col cazzo, e mi ritrovo a fare il caffe', con le scarpe allacciate. Scattano le 6, fine del coprifuoco, apro la porta ed eccomi a respirare l'aria di Juba. Vai, che il sogno diventa quasi realta'.
Corro, Piccola salita, buio pesto. Eccomi sulla strada principale, quella che porta all'aeroporto. Fa fresco e si corre bene. L'idea e' di scendere fino all'aeroporto, e da li risalire passando davanti al Bistrot per un giro di circa 10 chilometri. Qualche macchina, qualcuno sui marciapiedi. Poi altri spari. Questa volta vicini e davanti a me. Calibro grosso, sicuramente un AK. Andare dritto non e' una buona idea. Gli spari continuano, ma i pochi intorno a me non scappano, cercano di capire. Decido di tagliare a destra e fare ripetute in salita, protetto dal compound di UNDP. Gli spari finiscono come sono cominciati. Fatte le ripetute, torno a casa. Il cielo ormai e' chiaro e le strade si stanno riempiendo. 8 chilometri in tutto. Sono lento, ma bene cosi. 

Commenti

IlCorsaro ha detto…
(sono er califfo, mo' c'ho un blogghe) non sai quante volte mi sono ritrovato come te a ragionare sui calibri degli spari che sentivo... e qualche volta me so' pure spuntati i cadaveri a 5m da me... non sono mai scappato, chissà perchè...
er Moro ha detto…
un abbraccio Karim
Unknown ha detto…
Un post bellissimo, nella sua drammaticita'. Complimenti per un blog che seguiro' con grande interesse.