Juba, Sud Sudan, mi sono perso il tempo

Non so quanto tempo sia passato da quando ho messo i piedi in Sud Sudan. Guardando il calendario, sono 19 giorni, ma non riesco a capire se il tempo si stia dilatando o restringendo, non riesco a rispondere se e’ da tanto che sto qui, o da poco. Mancano punti temporali di riferimento, tutti giorni uguali, non ci sono fine settimana o le partite la domenica per segnalare la fine di un ciclo temporale e l’inizio del prossimo. Al mattino mi sveglio, vado in ufficio, qualche riunione in citta’, ufficio fino all’ora di cena, cena nell’unico ristorante del compound o a casa di qualche collega, poi a letto. Ogni giorno sempre uguale. La pressione sul lavoro e’ enorme, c’e’ tanto da fare e va fatto in fretta. So benissimo che il futuro di questo paese non dipende da me, ma sono anche cosciente che qualcuno forse potrebbe trarne beneficio. La stagione delle piogge e’ iniziata, le strade si stanno infangando, impedendo il transito dei camion, usiamo elicotteri e aerei per portare aiuti nelle regioni piu’ colpite dall’insicurezza alimentare, Jonglei, Upper Nile, Unity. Nomi di regioni che non sapeva nemmeno che esistessero fino a poche settimane fa. I Dinka, i Nuer, gli Equatoriani e tante altre etnie, unite nella loro guerra di liberazione contro il nord, separate e in guerra tra di loro appena raggiunta l’indipendenza. Un casco e un giubotto antiproiettile sono appoggiati vicini alla porta di casa e in ufficio. Scorte d’acqua e di cibo per resister qualche giorno nel caso che... boh. Precauzioni esagerate forse, ma chi sono io per dirlo?
Ogni due giorni vado a farmi una corsetta nel compound. Questa settimana, appena 32 chilometri, a causa del maltempo. La settimana prossima spero di superare i 40. Corro lungo il perimetro del compound, costeggiando i due campi rifugiati. Corro al buio, poi il sole si alza piano sulle poche colline intorno a Juba. Ci sono tanti uccelli colorati, ho visto conigli e volpi e una volta anche un serpente. Corro e l’unico rumore che sento sono i miei passi sulla strada.
Considerate le condizioni, non sono sicuro di riuscire a mantenere la promessa di un 70.3 in Europa prima della fine dell’anno. Devo trovare del tempo per organizzare un po’ di cose, tipo fare arrivare la mia bici e il trainer, e trovare una piscina. Purtroppo, con il copri-fuoco e i vari checkpoint sparsi in citta’, muoversi non e’ facile.
Va beh, questo e’ tutto per il momento. Ho letto voracemente i racconti dei miei eroi personali in quel di pescara, e dico che siete stati grandi tutti. Ho letto della disavventura di mauro e della sua vendetta, e tanti altri articoli, ma sempre di fretta, e senza il tempo di commentare.

Buone corse!

Commenti

Tosto ha detto…
Forse non è il posto ideale per allenarsi!
Ciao Karim, era un po' che non passavo sul tuo blog ed io non scrivo piu' sul mio. In ogni caso e' quasi un anno che sono ad Abuja in Nigeria e l'attuale Console Generale d'Italia (mio buon amico) e' stato designato quale Ambasciatore dell'UE in SudSudan.
Se sarai ancora li' magari vi metto in contatto....
In bocca al lupo,
Luca