Road to 70.3 Turkey e oltre
Il blog langue da
troppo tempo ormai, urge prendere una decisione se mollarlo per sempre o
cambiarlo per adattarlo ai tempi cambiati. Opto per la seconda opzione. Perché?
Semplicemente perché ho bisogno di un posto dove poter documentare la nuova via
intrapresa da qualche mese che mi porterá all’Ironman nel 2019.
Cominciai a
scrivere il blog in un’era geologica diversa. Si parla di 10 anni fa, il mondo
era diverso, il Presidente del Consiglio era Berlusconi, iniziava la grande
crisi finanziaria, mia figlia aveva due anni appena, correvo il mio penultimo
lungo pre-maratona di 36 km a 4’45” in scioltezza. Dieci anni dopo, le figlie sono due, ormai pre-adolescenti, Berlusconi non è piú primo
ministro ma è sempre lí, la crisi finanziaria sembra essere passata, e correre
36 km a 4’45” è qualcosa che mi sogno. In dieci anni mi sono trasferito dall’Italia
in Indonesia, quindi in Sud Sudan, Etiopia e fra poche settimane potrei
ritrovarmi in Kenya. Negli ultimi dieci anni sono diventato un’altra persona,
com’è giusto che sia quando si arriva alla soglia dei cinquanta. Mi guardo
indietro e vedo tanta roba, cose che hanno cambiato il mio modo di pensare e di
capire quanto preziosa sia la nostra vita e quanto stupido sia sprecare i giorni
che ci rimangono rincorrendo miti e credendo a stupidi dogmi. Se mi
guardo indietro, il primo istinto è quello di rigirare subito la testa e
continuare a guardare davanti. Ma se insisto, si materializzano delle scene cristallizzate
nella mia memoria, montanti al fegato ricevuti sul ring della mia vita.
Villaggio di Gahini, Ruanda, seduto al tavolo di un bar a bere birra con un
collega ruandese che mi racconta di come è riuscito a sopravvivere il massacro
del 1994. Parla e i suoi occhi sono vuoti ed dalla mia bocca non esce una sola parola. O, piú recentemente, i corpi dei soldati uccisi in Sud Sudan lasciati a
marcire al sole sulle strade, con maiali he mangiavano intorno a loro e galline
che beccavano sui loro corpi. Pochi mesi dopo decisi di diventare vegetariano.
Di cose belle ne sono successe tante, ma chissá perché, sono quelle brutte
quelle il cui ricordo rimane piú vivo.
Eccoci adesso a
giugno del 2018. Da febbraio ho cambiato radicalmente il mio modo di allenarmi,
affidandomi ciecamente nelle mani di Strong. Negli ultimi 106 giorni, sono solo
12 i giorni del calendario nei quali non ho appuntato un allenamento. Ho ricominiciato
a fare ripetute, ad allenarmi ad alte intensitá, a fare combinati e molto
altro. La motivazione è cresciuta a dismisura e giá comincio ad intravvedere
miglioramenti. Il prossimo obiettivo è il 70.3 di Turchia, fra 146 giorni. L’obiettivo
è di arrivarci ben preparato e di riuscire a correre l'ultima frazione in
maniera dignitosa, non trascinandomi come ho fatto nelle gare disputate fino ad
ora. Vorrei poter finire in progressione, dando tutto me stesso, e soprattutto
sorridendo fino alla fine. C’è molto da lavorare ma sono molto fiducioso e
vorrei fare rivivere questo blog documentando con post settimanali questo percorso
che mi portera’ prima al 70.3 di Antalya e quindi all’IM del Sud Africa.
Quest’ultima
settimana si è svolta in maniera abbastanza okay. Gli allenamenti stellati sono
stati tutti effettuati e ho saltato solamente l’ora di corsa lenta. Mentre sono
riuscito a svolgere tutti gli allenamenti in maniera abbastanza decente, sono
rimasto un po’ deluso dalla mia performance del combinato, bike/run. Durante la
parte bike, 90 minuti di cui gli ultimi 20 in modalita’ over, mi sono nutrito
abbastanza bene ma notavo un affaticamento eccessivo rispetto ai watt che
producevo. Poi, una volta iniziato la corsa, fatta di ripetute brevi 200-600
metri, ho accusato il colpo, soprattutto durante i recuperi che si sono via via
fatti sempre piu’ lenti, nonostante un paio di fermate brevi per riprendere
fiato. Deluso? Sicuramente si, anche perche’ gli ultimi allenamenti run erano
andati abbastanza bene e speravo di replicare con degli over veloci e dei
recuperi decenti.
Questa settimana
si replica. Stay tuned.
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