Odore di melma

A Jakarta, c’era della gente che viveva nell’immondizia. Spingevano un carretto e raccoglievano la melma nei canali di scolo e fogne a cielo aperto a mani nudi. Scalzi, con un cappellino in testa, stavano con la melma (chiamiamola melma) fino alle ginocchia, con quell’odore acre che ti prende allo stomaco e ti fa quasi vomitare. Li vedevo la mattina presto quando andavo a correre che uscivano dai carretti, si, ci dormivano dentro di notte per proteggersi, e poi di giorno li riempivano. Uomini, ma anche donne con bambini. Qui a Addis, non ho visto queste scene, ma c’è una povertà dilagante, ovunque. Non ho mai visto così tanta gente dormire per strada, centinaia di persone sui marciapiedi, davanti alla scuola delle mie figlie, davanti all’entrata del nostro compound. Anche qui, uomini di diverse età e donne con bambini piccolissimi. Quando è giorno, le mamme sono a chiedere l’elemosina, mentre questi bambini giocano per strada. I più fortunati dormono in una specie di loculo fabbricato con 2 o 3 lamiere di alluminio, lunghi un paio di metri e alti 1 metro scarso, di solito posati su 4 pezzi di legno. Quando si dice un monolocale… Poveri dappertutto, matti mezzi nudi per strada, bambini che come letto hanno un pezzo di cartone e come sala giochi il marciapiede, e noi, rinchiusi dentro le nostre macchinone, dietro i vetri scuri, dentro i nostri compound super sicuri, pieni di lussi, in questa città che si auto-proclama “la capitale dell’Africa”, e ci lamentiamo quando la luce se ne va. 
Ho appena finito un trasloco, un container da 20 piedi pieno di roba, e ce ne voleva un altro che tutto non ci entrava. Mentre impacchettavano e caricavano, cercavo roba da buttare, penne, matite, vecchi giocattoli, scatole di ogni tipo, una lavagnetta rotta, un paio di set di tazzine di plastica per bambini, e gli operai che mi chiedevano se li potevano prendere. Quello che per noi è immondizia, per tanta gente non lo è. Ieri, a casa di quegli operai è passato babbo natale con la nostra immondizia. 
Aiutiamolo a casa loro, la pacchia è finita, chiudiamo i nostri porti, … Che mondo di merda. Quanto siamo ipocriti noi, quanto sono ipocrita io, che vivo qua e tengo i miei occhi ben chiusi, mi lavo la coscienza con un po’ di carità, sorrido e mi faccio bello, mi sento male per qualche minuto, il tempo che il vento sposti quell’odore acre di melma, e poi ricomincio a lamentarmi della luce che se ne va e della pioggia che continua a cadere.
Vai, 70 minuti di rulli easy nello spazio costretto della mia stanza d’albergo. Dopo un veloce riscaldamento, ho cominciato a soffrire non riuscendo a raggiungere nemmeno i 200 Watt di potenza. Ho cercato di fare finta di niente, di non pensarci, ma il mio sguardo cadeva sempre lì, su quei numeri testardamente sotto i 200 quando ad un certo punto mi rendo conto che il tappetino che metto sotto i rulli per attutire il rumore si era incastrato tra i rulli e il copertoncino… Oggi, l’allenamento run salta: fra un paio d’ore devo andare in aeroporto, fuori piove, e vaffanculo.


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