Di roba, di trasloco...

Giornata passata a casa causa ennesimo trasloco. Gente che entra e che esce, impacchettano, incartonano, ammassano, e nello sfondo il rumore costante dello scotch che si srotola e si attacca. Siamo una famiglia nomade, la nostra casa ce la portiamo dietro, e con il tempo che passa, le cose si accumulano, montagne di cose che, come cantava Tracy Chapman, ci uccideranno, una valanga di cose che ci sommergerà. Sono sull’uscio della porta, ovviamente piove, guardo il giardino, guardo un vaso a forma di ippopotamo e una finta bicicletta porta vasi. Sono con noi da chissà quanto tempo, da Jakarta a Kampala e adesso a Addis. Il portavasi non ha mai portato un vaso che non sia stato vuoto, l’ippopotamo non ha mai provato l’ebbrezza del profumo della terra. Eppure continuiamo a portarceli dietro. Ricevo un sms da mia moglie in Italia ricordandomi di non scordare l’ippopotamo e la finta bici portavasi. No, non li scorderò, c’è li porteremo dietro così, come faremmo a stare senza di loro? 


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