Di auto, di corsa e di altre schiocchezze...
Ieri non avevo in programma nessun allenamento. Purtroppo, verso mezzogiorno m’arriva una proposta per un giretto di corsa. Guardo fuori dalla finestra e vedo un bel sole. Vedo la mia sacca con la mia roba, e in meno di tre minuti mi ritrovo a fare del riscaldamento con tre colleghi, poi a correre lungo il tevere, un giretto dentro trastevere, su per il granicolo, un salutino a Garibaldi sul suo cavallo, giù per via Dandolo, portuense, ponte testaccio, circo massimo, per un totale di 12 chilometri molto rilassanti ad una media di 5’00”.
Oggi avevo in programma 18 chilometri di lungo lento a 4’54”, e anche oggi Dio o chi per lui aveva deciso di dare a tutti noi le condizioni migliori per correre: un bel sole, temperatura giusta, umidità giusta. Sarebbe stato un peccato mortale non approfittarne e infatti, dalla FAO ho fatto un paio di giri delle mura ardeatine, poi l’Appia Antica, il parco della Caffarella, Cecilia Metella, via delle Sette Chiese fino a San Paolo fuori le mura e poi l’ostiense fino alla FAO, passando per la terribile Viale Giotto, una salita da 20% di pendenza lunga circa 500 metri, dove non di rado i corridori che la fanno hanno delle visioni mistiche. Ho chiuso 18.12 chilometri ad un ritmo di 4’56”. L’unica nota stonata è stato il GPS che si è spento al 12esimo chilometro a causa della batteria scarica. La cosa mi fa un pó girare le palle (solo un pó). Alla partenza la lucetta era verde, quindi batteria OK. Poi, al settimo il Polar mi avvisa che la batteria del GPS si sta scaricando. Va bene, penso io, reggerá ancora un’oretta, invece no, altri 15 minuti e muore. Pazienza, sono tornato al vecchio metodo di misurare la distanza su Mapmyrun e calcolare l’andatura con un foglio Excel…
Mentre correvo, mi sono venute in mente le macchine che ho avuto nel corso della mia vita. La prima in assoluta nel 1990, la mitica A112 Junior, rossa, 5 marce, rubata a mia madre e portata da Vienna (dove stavano i miei) a Perugia (dove studiavo), 1000 chilometri in autostrada con Guccini a palla. Avevo messo dei Ferrero Rocher e una bottiglietta di spumante nel cruscotto, per qualsiasi evenienza. Avevo anche 18 anni e un sacco di stronzate per la testa. I Ferrero Rocher e lo spumante non sono mai stati aperti.
Uno spettacolo di macchina, un vero schianto.
Nel senso che poi ho fatto un botto mentre tornavo a Perugia dopo aver assistito alla partita Roma-Sampdoria (0-1, gol di dello Zar al 74 minuto) in quel di Civita Castellana. Botto causato dal figlio del comandante dei carabinieri di quel paese. Risultato, hanno dato la colpa a tutti e due, mi sono beccato 200 000 lire e la macchina l’ho buttata. Correva l’anno del Signore 1991. Quell’anno la Sampdoria vinse lo scudetto.
Poi ho rubato la macchina a mio padre, una renault 21 color bordeaux. C’ho fatto non so quante volte il tragitto Vienna-Perugia, di solito partivo dopo cena, Guccini a palla, e arrivavo a destinazione quando albeggiava. Mi ricordo anche di viaggi improvvisi per andare a qualche concerto, in particolare un concerto sempre di Guccini a Pesaro. Siamo partiti con un amico da Perugia, e poi siamo ritornati, con Guccini di sottofondo, dopo il concerto. L’amico mio che dormiva alla grande, e io che fumavo dei cigarillos (i mitici mini che). Nulla di particolare, a parte forse l’atmosfera.
Poi sono partito per l’Africa e la prima macchina che comprai era una Toyota Crown del 1974, semplicemente spettacolare, tutta cromata, sedile unico davanti, cambio al volante. Una macchina al cui ricordo il cuore mi parte a mille. Il motore si fuse un giorno molto triste, un giorno d’agosto del 1998, quando scoppió una bomba piazzata da una allora sconosciuta organizzazione chiamata Al Qaeda. Ero in centro a Nairobi. Passai davanti all’Ambasciata Americana e dopo 400 metri sentií un boato sordo ed ebbi la netta sensazione che in quel preciso momento molta gente stava morendo. Arrivato a casa, il motore decise di non ripartire più. Poi comprai una Hyundai, macchina anonima se non per il suo color rosa pallido, ma fonte di problemi continui al motore. Un vero cesso. Me ne liberai per comprare una Nissan Sunny grigia. Non consumava niente, andava alla grande, mai nessun problema. Poi presi un vecchio Land Cruiser scassato, credo 4000 di cilindrata, 6 cilindri, diesel, praticamente un trattore, ma inarrestabile in fuoristrada. Beh, ora che sono un pater familias, la classica Jaguar per me, una Smart per mia moglie e un minicar per mia figlia.
Scherzo.
Un abbraccio fraterno a chi indovina da chi ho parafrasato il titolo.
Oggi avevo in programma 18 chilometri di lungo lento a 4’54”, e anche oggi Dio o chi per lui aveva deciso di dare a tutti noi le condizioni migliori per correre: un bel sole, temperatura giusta, umidità giusta. Sarebbe stato un peccato mortale non approfittarne e infatti, dalla FAO ho fatto un paio di giri delle mura ardeatine, poi l’Appia Antica, il parco della Caffarella, Cecilia Metella, via delle Sette Chiese fino a San Paolo fuori le mura e poi l’ostiense fino alla FAO, passando per la terribile Viale Giotto, una salita da 20% di pendenza lunga circa 500 metri, dove non di rado i corridori che la fanno hanno delle visioni mistiche. Ho chiuso 18.12 chilometri ad un ritmo di 4’56”. L’unica nota stonata è stato il GPS che si è spento al 12esimo chilometro a causa della batteria scarica. La cosa mi fa un pó girare le palle (solo un pó). Alla partenza la lucetta era verde, quindi batteria OK. Poi, al settimo il Polar mi avvisa che la batteria del GPS si sta scaricando. Va bene, penso io, reggerá ancora un’oretta, invece no, altri 15 minuti e muore. Pazienza, sono tornato al vecchio metodo di misurare la distanza su Mapmyrun e calcolare l’andatura con un foglio Excel…
Mentre correvo, mi sono venute in mente le macchine che ho avuto nel corso della mia vita. La prima in assoluta nel 1990, la mitica A112 Junior, rossa, 5 marce, rubata a mia madre e portata da Vienna (dove stavano i miei) a Perugia (dove studiavo), 1000 chilometri in autostrada con Guccini a palla. Avevo messo dei Ferrero Rocher e una bottiglietta di spumante nel cruscotto, per qualsiasi evenienza. Avevo anche 18 anni e un sacco di stronzate per la testa. I Ferrero Rocher e lo spumante non sono mai stati aperti.
Uno spettacolo di macchina, un vero schianto.
Nel senso che poi ho fatto un botto mentre tornavo a Perugia dopo aver assistito alla partita Roma-Sampdoria (0-1, gol di dello Zar al 74 minuto) in quel di Civita Castellana. Botto causato dal figlio del comandante dei carabinieri di quel paese. Risultato, hanno dato la colpa a tutti e due, mi sono beccato 200 000 lire e la macchina l’ho buttata. Correva l’anno del Signore 1991. Quell’anno la Sampdoria vinse lo scudetto.
Poi ho rubato la macchina a mio padre, una renault 21 color bordeaux. C’ho fatto non so quante volte il tragitto Vienna-Perugia, di solito partivo dopo cena, Guccini a palla, e arrivavo a destinazione quando albeggiava. Mi ricordo anche di viaggi improvvisi per andare a qualche concerto, in particolare un concerto sempre di Guccini a Pesaro. Siamo partiti con un amico da Perugia, e poi siamo ritornati, con Guccini di sottofondo, dopo il concerto. L’amico mio che dormiva alla grande, e io che fumavo dei cigarillos (i mitici mini che). Nulla di particolare, a parte forse l’atmosfera.
Poi sono partito per l’Africa e la prima macchina che comprai era una Toyota Crown del 1974, semplicemente spettacolare, tutta cromata, sedile unico davanti, cambio al volante. Una macchina al cui ricordo il cuore mi parte a mille. Il motore si fuse un giorno molto triste, un giorno d’agosto del 1998, quando scoppió una bomba piazzata da una allora sconosciuta organizzazione chiamata Al Qaeda. Ero in centro a Nairobi. Passai davanti all’Ambasciata Americana e dopo 400 metri sentií un boato sordo ed ebbi la netta sensazione che in quel preciso momento molta gente stava morendo. Arrivato a casa, il motore decise di non ripartire più. Poi comprai una Hyundai, macchina anonima se non per il suo color rosa pallido, ma fonte di problemi continui al motore. Un vero cesso. Me ne liberai per comprare una Nissan Sunny grigia. Non consumava niente, andava alla grande, mai nessun problema. Poi presi un vecchio Land Cruiser scassato, credo 4000 di cilindrata, 6 cilindri, diesel, praticamente un trattore, ma inarrestabile in fuoristrada. Beh, ora che sono un pater familias, la classica Jaguar per me, una Smart per mia moglie e un minicar per mia figlia.
Scherzo.
Un abbraccio fraterno a chi indovina da chi ho parafrasato il titolo.
Commenti
bei giretti te fai x roma.
la 112 e' stata una delle makkine ke ho riparato quando ho iniziato a fa "er carozziere", leggera e scattante, motore del 127 e poi uno e ibiza 1 serie.
aoh! co quasi 30 de lavoro .. non ho mai visto una hyundai rosa.
ke storia a nairobi...
x uscuru: riguardo la hyundai rosa, t'assicuro, non ti sei perso nulla!
La salita di Viale Giotto non è al 20% max al 10% in qualche punto, ma visioni mistiche specie nelle gare Urbs Mundi dove veniva piazzata all'ultimo km le dava. Ultima pontificazione vendi la jaguar e compra il Garmin.
PS
Io ho una Picasso grigia da poco pure abbozzata... te lo dico perchè pure oggi c'ho fatto via Cavallotti.
Sono acido è vero, ma son 2 giorni che tu corri a pranzo con il sole e io sto ai box
GPS: in fin dei conti, la batteria è durata per circa 12 ore d'allenamento. Ne comprerò un paio ricaricabili...
dell'amore e di altri demoni ..
avrei detto ma non e'...
A proposito, Albè, hai comprato il libro?
ciao
ALBERTO, ho inaugurato la moda dei capelloni?
luciano er califfo.